sabato 25 dicembre 2010

lunedì 20 dicembre 2010

Da consumatori a produttori

@enio ha detto... condivido il concetto espresso sulla sinistra. Non avendo più una sua identità tende ogni giorno di più a somigliare al PDL e tra i due io scelgo l'originale

Un discorso da consumatore perfetto, che esercita al meglio la sua libertà di scelta, difficile dargli torto.

Ma i consumatori sono davvero liberi? A ben guardare possono solo scegliere tra i prodotti che altri hanno preparato per loro.

E' dunque ben misera la "libertà" del consumatore, e lo è ancora di più se si osserva che la possibilità di non comprare non è nemmeno messa in discussione.

La "politica" è basata sullo stesso meccanismo: il "libero" elettore deve solo scegliere tra prodotti preconfezionati che oggi - nonostante il marketing - si riducono sostanzialmente all'originale e alla sua brutta copia.

Perchè allora non fare un atto di ribellione: non comprare più quei prodotti, non votare più quei partiti?

Atto che però sarebbe fine a se stesso e sostanzialmente inutile: perchè non comprare un maglione non ci ripara dal freddo.

Per la politica, come per i consumatori, l'unica vera alternativa è allora quella di farsi da se il maglione.

Uno, dieci, cento, mille, centomila maglioni e questa politica sarà spazzata via.

@enio pensaci un po' su. E' un po' come affrontare il mare aperto: sarà difficile orientarsi ed avrai paura; forse affonderai.

Ma sarai finalmente libero.

Gli scarti della DC

Una volta pensavo che tanti militassero nei partiti di sinistra solo perchè erano stati scartati dalla democrazia cristiana.
Mi tenevo per me quell'idea, non mi sembrava generoso dire certe cose - forse mi sbagliavo e in molte zone d'Italia non era certo così.

E invece - pian piano - sono diventati la maggioranza. Sono passati venti anni o giù di lì e questi hanno tenacemente progredito assumendo il potere e allontanando i migliori; il PCI è svanito ed ha preso forma e sostanza dell'avversario che lo aveva sempre battuto.

Ce l'avevano quasi fatta a sostituire la DC quando berlusconi li ha fregati e così sono rimasti tagliati fuori un'altra volta, con un nuovo partito da invidiare.

Ed hanno ricominciato la rincorsa del nuovo modello - in parte sollevati perchè non è che poi sapessero fare qualcosa di buono quando vincevano.

Ora vedono di nuovo l'occasione d'oro per arrivare finalmente a comandare e si ripresentano baldanzosi in TV, nelle piazze e sui manifesti, fiduciosi nella distrazione e nella scarsa memoria degli italiani.

In realtà più che distrazione è disgusto.

Forse non c'è poi molta differenza tra me e chi vota berlusconi, probabilmente lui ha capito queste cose prima di me.

A casa, a casa se ne devono andare tutti a casa con i loro partiti e i loro dirigenti di ogni ordine e grado e non mi si dica che perchè non li voto non ho diritto a criticare, perchè il letame puzza anche se non lo tocchi.

lunedì 13 dicembre 2010

IDV - ora o mai più

Quel che segue è un appunto a caldo - restato sul netbook - sul congresso regionale dell'IDV di due mesi fa , seguito da tre estratti da recentissimi articoli e interventi dal fatto quotidiano che dicono le stesse cose.

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Dal congresso regionale abruzzese dell'IDV

Quel che ho visto non mi è piaciuto per niente.
Pochi interventi interessanti, molte chiacchiere e qualche vaneggiamento. Quasi assente una visione di futuro, un obbiettivo di reale cambiamento.
La mania di crescita a tutti i costi ha riempito il partito di riciclati che puzzano di democrazia cristiana come un vestito vecchio sa di naftalina.
Pochi erano i presenti e tutto era già pronto: un solo candidato, un solo gruppo (ignoto fino alla proclamazione), votazione per acclamazione.
Mancavano le voci che avevo visto altre volte, tutto sembrava spento.

Era facile da predire anche prima, ma la fine di Berlusconi è la fine parallela dei suoi antagonisti, Di Pietro e con esso il partito che prende il suo nome sono legati a Berlusconi, per quanti sforzi faccia non è visto come qualcuno che possa governare al suo posto. Il programma, le idee, per valide che siano non scalfiscono l'idea generale. Il principale merito di Di Pietro diventa così il suo limite.

Il vecchio sta già corrodendo da dentro il partito, i valori stanno per diventare solo il trucco che nasconde la pelle cadente. Un trucco che si sta sciogliendo e l'immagine che si intravede sarà amplificata da tutti i media che sanno come distruggere. La fine potrebbe essere ancora più rapida di quella di Berlusconi.

E poi: la ruota di scorta del berlusconismo è sempre stato il PD, un partito ancora grande - nonostante tutto - ma malleabile, ricattabile, con chissà quanti scheletri nell'armadio; in poche parole è il PD il partito migliore per sostituire berlusconi con un cambiamento che nulla cambi. Ovviamente con un baricentro spostato al centro e senza componenti di disturbo (IDV in testa). In questo scenario chi è arrivato all'IDV per convenienza si trasferirà in un battibaleno altrove accolto a braccia aperte perché così indebolirà l'IDV. Chi è stato accettato, magari turandosi il naso, per la sua dote di voti se ne andrà così come è venuto e saranno tanti.

Cosa accadrà - se nulla cambia - è quindi facile da prevedere: lo slancio si arresterà prima delle prossime elezioni. Le forze migliori lasceranno il partito. E' una forza liquida, che cerca il suo contenitore o il suo punto di aggregazione, avere o non avere una tessera non significa nulla.
Tante sono le possibilità: le fabbriche, le 5 stelle, le associazioni, i movimenti, futuro e libertà (non che a me interessi, ma per molti può essere una forte attrazione), liste civiche, popolo viola.
Tutto è ancora fluido ma non manca molto alla coagulazione - sperando che tutto questo diventi un'unica forza e non un inutile ammasso di grumi.

L'IDV aveva una grande possibilità che sta perdendo: aveva ed ha la forma partito, il contenitore, basterebbe ritrovare il coraggio di aprirsi al nuovo, di moltiplicare l'operazione De Magistris e Alfano. Persone che hanno portato il partito dove è arrivato - senza le quali io non sarei già più qui - e che è l'unico collante per le forze migliori.

Se non ora quando?

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Se il potere conta più della militanza:i frutti avvelenati dell’Idv
Un "partito in franchising" impegnato nel riciclaggio di personaggi politici piuttosto che nella formazione di propri quadri dirigenti. Dal caso De Gregorio in poi troppi cambi di casacca. Molti prevedibili per il curriculum degli interessati.


... Se poi qualcuno fosse dotato di zelo e di interesse per il nostrano “teatrino della politica” (anche e soprattutto locale) in misura tale da mettersi a frugare fra i tanti casi minori (quelli che la pubblica opinione non ricorda o che, nella maggior parte dei casi, ha sempre ignorato) la lista, non c’è dubbio, finirebbe per allungarsi, e ci sarebbe di che stupirsi e passare il tempo.
“Io che sono un povero cristo non è che posso sapere prima, dentro la testa, che cosa hanno queste persone”, si schermisce Di Pietro. E da un certo punto di vista ha senz’altro ragione. Il processo alle intenzioni, quello no, non lo si può fare. Un’occhiatina al curriculum politico e “professionale” di chi viene messo in lista, però, di tanto in tanto non guasterebbe.
.....
Eppure, non può non stupire come l’Italia dei Valori dia, a più di un osservatore, l’impressione di essere impegnata non tanto nella formazione di propri quadri e dirigenti, quanto nel riciclaggio di personale politico di lungo corso dalle provenienze più disparate.
Sono un fatto, ad esempio, le fitte schiere di ex Dc, ex Forza Italia, ex Udeur, ex Margherita (per rimanere solo alle sigle maggiori) che affollano il partito delle mani pulite, e la rapidità della loro ascesa appare spesso direttamente proporzionale a quella con cui militanti di lungo corso, in molti casi intelligenti e appassionati, ricevono il ben servito senza tanti complimenti o decidono di propria volontà di allontanarsi dall’organizzazione.
Oramai più di un anno fa, MicroMega ebbe il merito di aprire un dibattito su questa questione, parlando apertamente di un “partito in franchising”. Gli avvenimenti di questi giorni, che a molti elettori del partito di Di Pietro appariranno del tutto comprensibilmente, un po’ repentini e inaspettati, sembrano dare ragione a quell’analisi che indicava nel metodo di reclutamento del proprio personale politico adottato dall’ex Pm, il principale problema con il quale l’Idv avrebbe dovuto fare i conti nel prossimo futuro. La tendenza a privilegiare gli accordi di vertice con il ceto politico locale rispetto alla lenta e paziente opera di costruzione – a partire dal livello più basso ma fondamentale, quello della semplice militanza – di un partito “ve o ”, sta in queste ore dando i suoi frutti avvelenati. Intere sezioni regionali e provinciali del partito sono state costituite – o ricostituite, soprattutto dopo il buon risultato elettorale ottenuto dall’Idv nel 2008 – attorno a figure, spesso localmente molto “pesanti”, provenienti da altri partiti. Cosa in sé legittima, se non avesse significato in molti casi l’estromissione o l’allontanamento volontario della parte migliore e più motivata degli iscritti.

Quanto è prudente, per un partito che si proclama e aspira a essere diverso dagli altri, cedere in maniera così massiccia al pragmatismo che utilizza i cosiddetti “professionisti della politica”, la loro capacità di controllare apparati, pezzi di istituzioni locali e pacchetti di voti, come scorciatoia fondamentale sulla via del successo elettorale e organizzativo? Non si rischia, in tal modo, di creare sì un apparato, di reclutare sì del personale politico, ma con un livello di radicamento sociale e di solidità ideale decisamente fragile? Speriamo di sbagliarci, ma leggendo le notizie di questi giorni ci torna in mente una frase (non ce ne vogliano gli studenti del Maggio): ce n’est qu’un debut (è solo l'inizio).
Marco zerbino

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De Magistris: i candidati dell’Idv non li può scegliere solo Di Pietro

... l’europarlamentare Luigi De Magistris va oltre e ricorda “che il tema della selezione della nostra classe dirigente è ancora all’ordine del giorno, non abbiamo finito di parlarne”. .... . De Magistris ha pronta anche la ricetta, da sottoporre a Di Pietro, sicuro che il capo dell’Idv capirà: “Quando Di Pietro mi propose la candidatura all’europarlamento nel 2008 io gli dissi subito che mi sarei impegnato per rinnovare la classe dirigente del partito. Per me non è stato facile iscrivermi, ma poi ho pensato che bisogna metterci la faccia, impegnarsi in prima persona. Per questo chiedo a Di Pietro che per le prossime elezioni venga costituita una cabina di regia, di cui mi onorerei di far parte, per selezionare i candidati del partito. Per non lasciare solo a Di Pietro questa responsabilità che poi, inevitabilmente, di fronte a casi come Scilipoti, porta qualcuno a tirarlo per la giacchetta”.
Dolce e amaro De Magistris con Di Pietro, perché proprio non manda giù quanto sta avvenendo in questi giorni: “Per carità, tutti possiamo sbagliare. Ad un certo punto, però, bisogna rendersi conto di chi si ha imbarcato e farne a meno se è il caso. ...... È gente che danneggia l’Italia dei valori in modo gravissimo”.
“Questi personaggi – continua De Magistris – osteggiano la crescita del partito. Impediscono l’impegno politico di tanta gente perbene che magari vorrebbe avvicinarsi alla politica. Io credo al progetto dell’Italia dei valori, ma adesso serve una svolta, per fare in modo che possano crederci sempre più persone”.
(Fonte)

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L'IDV deve cambiare

... La nostra risposta deve essere chiarissima. Non basta constatare l’enorme potenza corruttiva di Berlusconi, perché noi avevamo il dovere di essere insensibili alla corruzione. E’ necessario ripensare e modificare i criteri con cui si costruisce il partito, dal territorio al Parlamento.
Tesseramento, verifica dell’impegno degli iscritti, selezione dei militanti per gli impegni amministrativi e istituzionali, scelta della candidatura ai Parlamenti italiano ed europeo: tutto deve essere ridiscusso.
Fino a che una nuova legge elettorale non imporrà nelle mani dei cittadini il diritto di scelta, il nostro dovere è di trovare una via di valutazione collegiale dei candidati. Questa dovrà verificare la caratura individuale, la storia personale, le competenze, la capacità, per giungere alla formulazione di candidature che abbiano superato il vaglio dell’esame più severo.
Pancho Pardi

giovedì 9 dicembre 2010

Energia Elettrodotti e Affari

Una delle cose che volevo fare da tempo è tirare le somme sulle domande che mi sono nate di fronte ai due elettrodotti che interesseranno la nostra regione. Molte cose ho letto e sentito - tra cui molti errori - ma nessuna che descrivesse il mio stato d'animo.
Mi sentivo come quegli africani che devono lavare il pesce dal petrolio con il detersivo per poter mangiare o come quei pescatori liguri che devono fare lo stesso coi gamberetti - che però vendono ai ristoranti.
Mi sentivo deriso, derubato, disprezzato. Così come si deve sentire chi abita vicino a una discarica o a un inceneritore o a una raffineria o in tantissime altre situazioni.
Ho così sintetizzato i miei pensieri ed i risultati di un po' di ricerche di informazioni in un documento.
E' troppo lungo per diventare un post di questo blog, ma è il risultato di un lungo lavoro per cui lo pubblicherò a puntate per chi dovesse passare di qua per caso.
Il documento intero si trova a questo indirizzo:

Scribd

o a questo

Googledocs

martedì 7 dicembre 2010

Gli schiavi e la verità

Questo Assange è uno dei folli visionari che cercano di cambiare il mondo. Non può essere altrimenti. Un ricattatore avrebbe agito molto diversamente. Non guadagnerà nulla da tutto questo e nessuno vuole davvero diventare un martire (e lui non può non sapere che gli sciacalli sono sempre pronti).

Il loro vero problema siamo noi. La verità, da sola, non sembra essere sufficiente; ad esempio - uno dei tantissimi - tutti sapevano che non c'erano armi di distruzione di massa e terroristi in Iraq eppure...

Eppure non si vuole comprendere perchè avere capito significa diventare responsabili e obbliga ad agire di conseguenza. Comprendere è pericoloso, ti può cambiare la vita e ogni scelta autonoma è un esercizio di libertà che mette paura a chi vive schiavo. Meglio (?) voltarsi dall'altra parte.

E la nostra schiavitù è tutta rivelata dalle parole usate per sminuire le notizie di wikileaks: "sono cose che già si sapevano".
Razionalmente sembra una difesa idiota, anche perchè spesso se ne aveva la certezza ma non le prove.
Invece il messaggio è perfetto per lo scopo: dapprima sposta l'attenzione dalle notizie ad una loro caratteristica: "sono vecchie". Ma è proprio la caratteristica ad essere la carta vincente perchè ci ripete una cosa che abbiamo ormai dentro che non vediamo più, un riflesso condizionato. E' il solito messaggio della pubblicità, rivolto alla massa dei consumatori: ciò che è "vecchio" non vale nulla, non merita attenzione, come il vestito o il telefonino appena passati di moda che non dobbiamo più volere. Leggere una notizia vecchia è come rovistare in una discarica.
E il gioco è fatto.

Però c'è comunque una notizia positiva ed è che non c'è solo Assange, sono sempre di più quelli che parlano e che descrivono la realtà. Il nostro compito è oggi quello di leggere e diffondere perchè come dice lo stesso Assange: «Proprio quando ci sembra che ogni speranza sia persa, accade un miracolo. La gente dimostra di voler vedere dove punta l’ago della bussola, di aver fame di Verità. Ed ecco la Verità che la libera dalle manipolazioni, che le toglie l’anello dal naso. Siano benedetti i profeti della Verità, i suoi martiri, i Voltaire e i Galileo, i Gutenberg e gli Internet, i serial killer della delusione, quei brutali e ossessivi minatori della realtà, che distruggono ogni marcio edificio fino a ridurlo a rovine su cui seminare il seme del nuovo» (fonte).

Attenzione allora: perchè solo pochi dei documenti sono stati rivelati, quasi tutto deve ancora arrivare. L'importanza è tale che non hanno voluto pubblicare tutto assieme ma lo faranno nei prossimi mesi.

Infine, poichè wikileaks è combattuta proprio da chi gestisce internet (e anche su questo c'è da pensare) l'indirizzo per raggiungerla è il seguente: http://213.251.145.96/cablegate.html

lunedì 6 dicembre 2010

"Lei non subirà alcun disservizio"


Stanco di ricevere telefonate che mi invitavano a cambiare e cosciente di spendere troppo tra ADSL e telefono ho abbandonato Telecom per un'offerta VOIP + ADSL sulla carta nettamente migliore.
Non che credessi di farla franca, ma due settimane senza internet non me le aspettavo (e ancora non finita).

Non ero mai stato senza internet - a casa mia - per un tempo così lungo da quando ho comprato il mio primo modem a 14,4 kbps (e allora non c'era ancora internet ma le BBS).

Ho scoperto che il PC impiega molto del mio tempo, ma dopo lo sconcerto iniziale ho letto, ho fatto cose che aspettavano da tempo, sono andato a correre, ho guardato la televisione e qualche film, ho parlato senza fretta (tanto non c'era il PC ad apettarmi) con persone in carne ed ossa e mi sono persino annoiato.

Ma mi mancava lo stesso la tastiera. Da un lato ho capito che devo spegnere il PC più spesso, ma dall'altro è uno strumento troppo importante per farne a meno. Non frequento i social network ma per un numero di telelefono, una traduzione, una ricetta, un video, un programma televisivo, il meteo, le mappe, le enciclopedie, i vocabolari, le traduzioni, la posta, il giornale, i commenti dei blogger e per molto altro ancora è insostituibile. Devo sapere di poterci contare, altrimenti i pensieri restano sospesi in attesa di quell'informazione necessaria a proseguire.

Mi sembra così di dipendere da qualcosa e l'idea non mi piace. Ma - a ben pensarci - le cose non stanno proprio così: per me internet è uno strumento, ci dipendo come dipendo da tutti gli altri che uso ogni giorno. Potrei fare dei buchi con un punteruolo ma non vedo perchè dovrei avendo a disposizione un trapano.

E' solo uno strumento, ma è uno strumento assai potente, uno dei pochi di cui non potremo fare a meno nel futuro.

mercoledì 24 novembre 2010

Veronesi: curare è meglio che prevenire




Se aveste ormai 85 anni, cosa fareste nel tempo che vi resta, se la vostra vita fosse stata veramente dedicata alla ricerca? Probabilmente cerchereste di mettere ancora a frutto quel che sapete oltre a trasferirlo a chi vi seguirà.

Cosa fa invece il prof. veronesi?

Si dedica alla passione per il nucleare.

E lo fa alla faccia di ogni metodo scientifico, partendo da dati non verificati e con una fede ferrea in belle fantasie tecnologiche.
“Quanto alle perplessità sul rientro dell’Italia nel nucleare posso solo dire che il nucleare è inevitabile e anche se cambia il governo bisognerà farlo comunque: il petrolio finirà tra 50 anni, il carbone tra 100 e il gas tra 150 anni. Se nel frattempo non pensiamo a qualcos’altro rischiamo di rimanere all’asciutto condannando i nostri figli e i nostri nipoti a vivere nel 2120 con la minaccia della carenza di energia. Oggi c’è la fissione nucleare, tra 20 anni ci sarà la quarta generazione di reattori che sarà senza scorie e poi nel 2070 la fusione”.
D'altra parte chi ne può sapere più di un medico, chi ha titoli e meriti maggiori di lui per dirigere l'Agenzia per la sicurezza nucleare. (“Sul mio curriculum mi sento abbastanza tranquillo e del resto a Milano ho il più grande centro di medicina nucleare”).
Neppure perdo tempo ad analizzare queste frottole; noto però come sia stato tutto detto a favor di telecamere pronte ad rimandare il messaggio. L'uomo giusto al posto giusto. Mai che ci facciano sentire un vero esperto, magari un premio Nobel. Un bel fiocchetto e tutto diventa appetibile.

Veronesi non dice solo che ci vuole il nucleare, ma anche che avremo problemi di energia solo tra 110 anni, per cui oggi possiamo stare sicuri e continuare a consumare come prima. Altro segno - dal mio punto di vista - che la crisi è invece vicinissima.

Ma da dove viene questo bel tipo? (fonte wikipedia)
  • Da sempre vicino al Partito Socialista Italiano, negli anni ottanta Veronesi venne chiamato da Bettino Craxi a far parte dell'assemblea nazionale del PSI.
  • È favorevole agli Organismi geneticamente modificati. Nel marzo 2005, in occasione di un convegno sulla comunicazione ambientale Veronesi ha affermato che a provocare il cancro, più che gli OGM o le polveri sottili delle automobili, sarebbero le tossine contenute per esempio nella polenta, nelle patate, nella farina di mais o nel basilico.
  • Ha ribadito che «l'ingegneria genetica non è una bacchetta magica per risolvere i problemi dell'umanità, ma è un metodo estremamente intelligente, per combattere la fame nel mondo, per ridurre l'impatto dei pesticidi, per contrastare la desertificazione».
  • È favorevole alle centrali nucleari: il 30 maggio 2007 ha dichiarato che per rispettare gli impegni presi nel Protocollo di Kyoto, ed evitare sanzioni per inadempienza, l'Italia dovrebbe realizzare 10 centrali in 10 anni, superando lo «spauracchio ingiustificato» della tecnologia atomica. Allo stesso tavolo era presente il Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia, il quale si è dichiarato in disaccordo con quanto detto da Veronesi.
  • È favorevole agli inceneritori come soluzione di alcune problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti e ha sostenuto la loro innocuità per la salute.
  • Nel giugno 2008 ha dichiarato di essere contrario, per principio, alle intercettazioni telefoniche.
Insomma, non un benefattore, ma un testimonial dei gruppi di potere economico, sempre pronto a fare il burattino per una poltrona ben pagata.

Infine un'occhiata al sito della "sua" fondazione per vedere - come Grillo insegna - i suoi sponsor: ENI, ENEL, Pirelli, Telecom, Farmindustria, FORD, BMW, Italcementi, Edilizia, Banche Condizionatori, Trasporti, Acciaio, Il corriere della sera, Mangimi, Cosmetici, Ferrarelle ..... (cliccare su partners).

Tutto si spiega, e se qualcuno pensa che per il bene della ricerca si possano accettare soldi anche dal diavolo guardi come li spendono, sfogliando le foto dei convegni annuali di The future of science.

E questo - infine - è un senatore del PD che è stato ministro nel governo Amato (senza lasciare alcun segno del suo passaggio).

martedì 9 novembre 2010

L'asino di Buridano

Come l'asino di Buridano che morì di fame non sapendo quale scegliere tra due appetitosi mucchi di fieno - così anch'io non so da che parte cominciare, cosa scegliere come sintesi di quanto vedo accadere.

Tutto sta infatti crollando davvero, come nel raccontino che scrissi a marzo.

Ma non c'è solo la politica: crollano monti e case, crolla Pompei, il Veneto del cemento è allagato e strilla (a proposito: caro il mio troll, come te la stai sfangando? arriverà SuperSilvio camminando sulle acque o manderà Bertolaso con i lagunari in assetto da guerra a dirvi di stare zitti e che ci saranno pompe per tutti? Perchè all'Aquila devono pagare le tasse e voi fate tanto casino per un po' d'acqua dal cielo?). Napoli è ancora sommersa dai rifiuti (e sono passati da parecchio i tre giorni d'ommiracolo).

Le fabbriche chiudono, l'ignoranza è al suo livello massimo e non c'è da stupirsi se una ragazzina ne uccide un'altra - chi lo fa non riconosce una lunghissima scia di sangue, dai sassi sull'autostrada agli extracomunitari massacrati, alle messe nere, ai fidanzatini di Novi Ligure, alla ragazza accoltellata nel cortile della scuola, alla donna uccisa con un pugno alla stazione, a tutti i fatti dello stesso tipo che si ripetono da anni, compresi quelli che accadono ogni giorno attorno a noi e non vengono ripresi dal ministero della paura e dagli organi di distrazione.


Il mondo ci deride, le puttane e le decerebrate minorenni cominciano a raccontare. Le inchieste per mafia vanno avanti. Ci sta per essere una nuova piazzale Loreto ma senza sangue, la breccia è aperta e l'esercito di Salò è stanco, le facce tirate, nervose, non sanno più cosa dire.

Cattolici e Finiani vanno all'attacco, anche un po' di informazione ha preso coraggio ma da sinistra - come sempre - si litiga e si dicono cazzate. Nulla di nuovo all'orizzonte, anzi nulla e basta.

Anche brunetta va a puttane, ma assieme alla gelmini - intesa come ministro - vuole punire chi fa "dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell'immagine dell'amministrazione" (un po' come le mie a ben guardare ;-).

Ecc. ecc. ecc.

P.S. la nota sul Veneto non deve essere generalizzata ma è diretta al mio troll ed a tutti i papiminchia e leghisti che neppure sotto l'acqua cominciano ad avere l'impressione di essere stati - anche loro - presi per il culo.

lunedì 1 novembre 2010

Report - ambiente

La puntata di Report di ieri sera è stata straordinaria.


Abbiamo visto l'Edison affermare che non succederà mai niente sulle piattaforme e che - comunque - dopo 15-20 anni tutto tornerebbe meglio di prima.

Abbiamo poi visto cosa succede davvero in fondo al mare: le reti piene di catrame dopo venti anni dal disastro della Haven. Catrame scartavetrato via dagli scampi pronti per le tavole dei ristoranti.

Abbiamo visto gli amministratori - che quel pesce mangiano - affermare sicuri che non c'è più nulla in fondo al mare.

Abbiamo visto come tutti i governi prima non abbiano battuto i pugni sul tavolo per un risarcimento che avrebbe dovuto essere pagato dalle compagnie petrolifere, poi hanno usato i pochi fondi per tutt'altro ed infine hanno semplicemente affermato che il problema era risolto e il mare era di nuovo blu.

Abbiamo visto la faccia di chi "scrive" le valutazioni di impatto ambientale ed è stata la conferma di quanto sapevamo: sono solo degli incapaci approfittatori.

Abbiamo visto una "società" petrolifera con capitale sociale di 10.000 euro e sede nell'abitazione privata di un commercialista di un paesino delle Puglie.
Abbiamo visto che neppure sanno di trivellare su di un vulcano attivo e che mentono ai loro azionisti.

Abbiamo visto Terlizzese (Direttore Generale delle Risorse Minerarie) al MSE che non sapeva cosa rispondere.

Abbiamo visto capodogli morire con lo stomaco pieno di rifiuti, forse scappati di fronte agli air-gun con cui si cerca il petrolio. E abbiamo avuto la conferma che ci mentono quando dicono che sono innocui.

Abbiamo visto la corsa alle biomasse e di come la buona idea di usare i residui legnosi e la filiera corta viene stravolta da chi si vuole solo arricchire ed alla fine si emette più CO2 di quanto accada con i combustibili fossili. Abbiamo avuto la conferma che se in Italia si facessero solo la metà degli impianti richiesti non ci sarebbe più nulla da bruciare. Dopo il paese delle raffinerie e dei gasdotti stiamo diventando il caminetto dell'Europa (per non parlare dell'olio di palma).

Ed infine abbiamo visto come un solo buon amministratore possa risolvere il problema dei rifiuti dando anche lavoro, e di come il potere centrale dei consorzi e degli inceneritori lo abbia immediatamente rimosso a dimostrazione del fatto che "il buon esempio è pericoloso".


Qui sono i link alla puntata con i testi ed il video:

Mare nero

Biomasse di massa

C'è chi dice no

giovedì 28 ottobre 2010

Il delitto perfetto

Tremonti distrugge la scuola e poi si lamenta perchè non ci sono infermieri, sarti, meccanici, l'apprendisti: "Se la prospettiva e' quella di un posto fisso nelle Fondazioni bancarie, la chance di salire nella scala della disoccupazione e' alta". (fonte)

Domani lo racconterò agli interessati, ma nessuno capirà.

sabato 23 ottobre 2010

Missioni di pace


Durante la seconda guerra mondiale, in Italia ci sono state 10,1 vittime (civili e militari) per 1000 abitanti. Circa un italiano su 100. (fonte)

In Iraq tra il 2003 e il 2009 ci sono stati più di 109mila morti, di cui oltre 66 mila civili. Che - rapportati alla popolazione - significano 4 vittime per 1000 abitanti. Una mezza guerra mondiale.(fonte wikileaks).

Chi ha ucciso chi lo si può capire leggendo wikileaks e solo in parte - si noti - i morti sono riconducibili ad un uso eccessivo della forza da parte dei militari occupanti che - anche loro - continuano a morire (dal 2003 al 2010 sono morti 4744 militari americani, inglesi ecc. - fonte -).

Questo post serve solo a ricordarmi che chi ha scatenato una guerra per il petrolio non è stato poi in grado di controllarla. Che le cose non sempre vanno come vorrebbe chi governa il pianeta; questo è un segno di debolezza e quindi - in qualche modo - un segno di speranza.


Mentre guardo le foto delle vittime di questa guerra mi domando: che cosa mi hanno fatto di male per meritare questo?

Ma non me lo ricordo più.

martedì 19 ottobre 2010

Colpi di coda

Da un lato:
Dall'altro:
  • Un appuntato della guardia di Finanza accusato di aver violato gli archivi del corpo e di aver girato a Panorama (berlusconi) notizie riservate riguardanti, tra gli altri, Di Pietro, De Magistris, Grillo, D'Addario, Travaglio, Genchi e la famiglia Agnelli (fonte).
  • Il libro del fare da berlusconi a 10 milioni di famiglie (a loro spese).
  • ecc. ecc.


lunedì 11 ottobre 2010

Ombrina mare: un incubo si allontana


Una buona notizia:

La commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) nazionale ha espresso parere negativo sul progetto Ombrina Mare della Mediterranean Oil and Gas.

Si trattava di una serie di pozzi petroliferi sottocosta, di fronte ad Ortona, con una raffineria galleggiante. Ne ho parlato in tanti post.

Dopo tanto lavoro per denunciare, scrivere osservazioni per me, per altri, per il mio Comune, ed in parte anche per la Provincia, dopo aver contribuito all'organizzazione della manifestazione di Ortona. Ecco, dopo tutto questo stasera sono contento, sono sicuro che senza di NOI avremmo già i pozzi e le raffinerie sotto casa ed invece abbiamo pian piano guadagnato tempo ed ora questo colpo durissimo per una società ormai alla bancarotta.

Non è certo finita, ma stasera sono più leggero e lo sono ancora di più se penso che tutto è cominciato da una persona sola, per cui: "Grazie Maria Rita!"

La scuola e la puttana

Non c'è bisogno di leggere il Fatto o cercare su internet per capire come siamo ridotti. Basta molto meno, basta guardarsi intorno.

Basta varcare i cancelli della scuola per trovare a terra dei manifestini - apparentemente delle fotocopie formato A4 - passarci sopra con la macchina e parcheggiare pensando alla fatica fatta a casa per differenziare la carta. Scendere e vedere qualche ragazzino che li guarda, qualcuno raccoglie qualcosa.
Un foglio - portato dal vento - si avvicina, è piegato in due ma c'è attaccato qualcosa - non può essere - invece si: è un preservativo nella sua bustina.
Cosa ci fa qui un preservativo? Ottimista come sempre penso a una forma di informazione e prevenzione per gli studenti e raccolgo il foglio:


Cosa dire: che la crisi deve essere veramente forte se anche il mestiere più antico cerca un nuovo mercato.

Nessuno sembra essersi accorto di nulla, nessun controllo, nessuna pulizia, qualche foglio e qualche preservativo schiacciato sono ancora lì all'ora di uscita.
Devono essere ancora tutti presi a decidere sull'orario e sul suono delle campanelle. Una corte ignara persa a discutere su come pararsi il culo ed a spartirsi quel nulla che rimane.

Poveri noi, poveri ragazzi e povera anche lei che si è fatta mezza Europa per finire nelle mani di gente senza scrupoli (non si organizza una cosa del genere se non si è del posto).

lunedì 4 ottobre 2010

La gelmini non prende l'autobus

Una piccola - forse noiosa ma istruttiva - descrizione di cosa sia la "riforma" della scuola:


La "riforma" gelmini prevede la riduzione del numero di ore ma impone che siano tutte da 60 minuti.

Così facendo riduce il numero di materie e di professori (con diminuzioni e persino sparizioni importanti: come per esempio il latino allo scientifico tecnologico o geografia al nautico).

Sull'idea di portare le ore a 60 minuti sono d'accordo: se il mio contratto prevede ore da 60 minuti devo fare ore da 60 minuti! Ma c'erano mille modi per ribadire questo principio, quello usato dalla gelmini - come tutto quel che fa - porta invece a conseguenze disastrose.

Il motivo per cui in moltissimi Istituti le ore erano di 50 minuti è presto detto: mentre in grandi città ci sono trasporti urbani efficienti, nelle nostre realtà, con un forte numero di ragazzi pendolari (nel nostro Istituto circa il 60% di 40 comuni diversi), si teneva conto dei problemi di trasporto riducendo le ore a 50 minuti senza recupero.

Quest'anno la "riforma" porta i problemi maggiori nelle quinte classi e nelle sperimentazioni che si ritrovano a non avere riduzioni nel numero di ore (che restano 36 settimanali) ma ore da 60 minuti. In poche parole un'ora in più al giorno (8,10-14,20)

Il problema però riguarda anche le classi che sono passate a 32 e a 32 resteranno. Questo perchè in due giorni la settimana hanno e avranno 6 ore (8,10-14,20).

I trasporti pubblici non sono stati però adeguati alle "novità" (con una prova di totale incapacità da parte di chi avrebbe dovuto prevedere il problema) per cui sono tutti tarati su un'uscita alle 13,10. Seguire la riforma ed uscire alle 14,20 significa quindi lasciare a terra moltissimi ragazzi.

Una circolare permette una riduzione - per motivi di trasporto - di 30 minuti al giorno senza obblighi di recupero, ma questo porta ancora ad un orario di uscita che lascia a terra i ragazzi.

Un'ulteriore riduzione dell'orario per motivi "didattici" - decisa dal collegio docenti invece che dal consiglio d'Istituto - comporterebbe il recupero delle frazioni d'ora non fatte in rientri pomeridiani, ma anche in supplenze ed in genere per altre attività prima retribuite.
Nel nostro Istituto abbiamo deciso però di fare le ore previste (da 60') solo di mattina - senza cercare di risolvere sulla nostra pelle i problemi che la Gelmini crea agli studenti pendolari e alle loro famiglie.

Il dirigente non sa quindi come applicare la legge e dopo averci pensato mooolto a lungo ha deciso di far adottare da domani l'orario da 5 ore e 30' confidando che l'assessore regionale ai trasporti - di fronte al parapiglia che si scatenerà - sposti l'orario dei bus o almeno decida ufficialmente di non farlo.

Se deciderà di non spostarli, il nostro dirigente potra finalmente decidere la riduzione di tutte le ore a 50' per motivi di forza maggiore (motivi che - a ben guardare - ci sono già dal primo giorno di scuola ma raramente i dirigenti sono dei cuor di leone).

Poichè non è pensabile che ci siano due corse vicine dei bus, è probabile che - quest'anno o l'anno prossimo - i trasporti saranno allineati al caso peggiore (cioè i giorni da 6 ore) e che non ci sarà un orario diverso tra i giorni della settimana. Questo significa che chi esce prima (tutti i giorni o 4 giorni la settimana) dovrà aspettare un'ora in più prima di partire (o mezzora se sarà ancora possibile ridurre l'orario di 30 minuti senza recupero).

Se questa confusione non bastasse si pensi che - in caso di riduzioni a 50 minuti - queste riduzioni varrebbero solo per alcune classi e/o per alcuni giorni per cui nel nostro istituto in cui convivono classi da 30, 32 e 36 ore le campanelle suoneranno ad orari diversi, docenti diversi faranno orari di durata complessiva diversa e aumenteranno le ore "buche".

Non cercate la soluzione: la soluzione a costo zero non esiste!

Bisogna eliminare la causa.

sabato 2 ottobre 2010

"Orcoddio"

Il relativismo etico della chiesa cattolica

Mi pare di avere già detto che berlusconi (ma non solo) si genuflette di fronte a papa e cardinali solo per i voti che questi gli garantiscono sfruttando la credulità popolare. Papa e cardinali stanno al gioco per il flusso di denaro pubblico che berlusconi (ma non solo) da loro in cambio.

Per chi volesse capire perchè la penso così:



Ma "Bisogna sempre in questi momenti saper contestualizzare le cose" spiega Monsignor Fisichella. (leggi)

Nessuno dunque si offenda con me per il titolo di questo post che - nel contesto - non avrebbe proprio potuto essere diverso.


P.S. la barzelletta è stata detta all'Aquila

lunedì 27 settembre 2010

Inceneritori in Abruzzo

Ho detto tante volte che gli inceneritori sono solo uno spreco di denaro ed una fonte di inquinamento dannosa per le popolazioni e per l'ambiente. Non risolvono il problema ma lo peggiorano. L'unico motivo per cui se ne parla tanto che sono una enorme fonte di guadagno per pochi (tra cui molti amministratori locali ignoranti e/o più interessati al denaro che alla salute dei loro figli).

Le ultime cronache giudiziarie dall'Abruzzo mostrano una volta per tutte che politici ed imprenditori dei rifiuti volevano a tutti i costi un inceneritore e che per questo litigavano e si corrompevano tra loro. Ma i cani su quell'osso erano tanti e allora - poichè un inceneritore era già troppo per tutto l'Abruzzo - per metterne due pensavano di abbassare le percentuali della raccolta differenziata e magari di bruciare immondizia da altre regioni sfruttando la stupidità degli abruzzesi.
Gli indagati sono oggi tutti politici del centro-destra (con Chiodi che - per ora - nella migliore delle ipotesi fa la figura del cretino) ma - per ribadire che il PD non è secondo a nessuno - nel frattempo Pollutri da Cupello chiedeva con insistenza addirittura il terzo inceneritore.

Che altro c'è da dire?

venerdì 24 settembre 2010

Forse c’è un’altra strada

In questi giorni anche i problemi della scuola stanno diventando visibili, non più nascosti dietro a slogan, crocefissi e grembiulini.
Ci vorrà tempo prima che la scuola appaia a tutti per quel che è diventata: una macchina di sterminio culturale che si unisce alla televisione per mantenere gli italiani al guinzaglio, ma qualcosa trapela.

Il punto è che tutto viene - come sempre - ridotto ad una scelta tra due sole opzioni. La solita scelta da tifosi: licenziare o assumere i precari? Non sembrano esserci alternative, ma così si perde di vista il problema vero che è la qualità dell'insegnamento.

La realtà, che nessun politico osa dire, è ci sono sia "precari" che docenti di "ruolo" che sono semplicemente inadatti a insegnare.

E il discorso vale - con percentuali ancora maggiori per il rimanente personale della scuola (dirigenti in testa).

La domanda che mi sono fatto tante volte è come si potrebbe fare in modo che la scuola sia fatta da chi la sa fare? L'unica risposta che ho trovato è quella di organizzare una scuola "privata" al di fuori di quella pubblica. Di ricominciare da zero.

Sul Fatto Quotidiano del 3 settembre è uscito questo articolo che - come dice il titolo - mostra che con un po' di fantasia una soluzione esiste.


Forse c’è un’altra strada
di Michele Boldrin

La nuova sceneggiata è servita. Da un lato i precari della scuola che fanno lo sciopero della fame e un sindacato che vuole solo mantenere lo status quo. Dall’altra un ministro che si vanta dei propri tagli senza capire (i suoi consiglieri non gliel’hanno evidentemente spiegato) che il problema è come è organizzata e gestita la scuola italiana. In mezzo i media che, anziché documentare le colpe d’una parte e dell’altra (e la necessità di una svolta), alimentano la polemica.
Ulteriore fotografia, se ce ne fosse bisogno, di una classe dirigente uniformemente inetta.
È chiaro a chiunque non abbia fette di salame ideologico sugli occhi che l’ennesima apertura caotica dell’anno scolastico è il frutto di scelte miopi e accomodanti di questo governo e di molti che l'hanno preceduto. Oltre che di politiche sindacali improntate al più bieco corporativismo e alla massimizzazione della spesa, invece che alla sua efficienza e produttività. Così come è chiaro (fuorché alla Gelmini e a Tremonti) che la soluzione non consiste in miopi tagli orizzontali, ed è chiaro (fuorché ai sindacati) anche che non è spendere di più e impedire i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro.
Eppure, se l’obiettivo fosse far funzionare meglio la scuola italiana, il problema si potrebbe risolvere. Ecco gli ingredienti in ordine sparso.
Decentralizzare per davvero le decisioni di assunzione e impiego del personale lasciando completa autonomia contrattuale ai provveditorati. Trasformare ogni scuola in una cooperativa d’insegnanti a cui lo Stato dà in concessione a tempo indeterminato (a un prezzo che copra l’ammortamento) le strutture fisiche. Chi assumere (e a che condizioni), chi promuovere, premiare o licenziare, lo decide la cooperativa. O, al massimo, il provveditore. E che il migliore, se vuole, venda i propri servizi a un prezzo (regolato) maggiore. Gli insegnanti di qualità costano, come i luminari della medicina.
E i soldi? Buoni scuola uguali per tutti gli studenti, finanziati con le imposte e spendibili nella scuola di propria scelta. Ciò che conta è il finanziamento pubblico dell’istruzione, fattore di progresso economico e uguaglianza sociale, non la sua gestione diretta. Che, come l’esperienza dimostra, porta spesso a inefficienze e assurdità.
E i programmi? E la qualità dell’insegnamento?
Ci pensa il ministero. Programmi minimi e uniformi a livello nazionale, con aggiunte volontarie locali e qualità dell’insegnamento testata con esami nazionali (basta con regioni dove le lodi si regalano). A questo si dovrebbe dedicare il ministero che, con questa riforma federalista, si svuoterebbe di migliaia di inutili funzionari, liberando risorse per chi l’insegnamento lo produce davvero. Ossia gli insegnanti capaci e volenterosi, in collaborazione con alunni e famiglie.

domenica 12 settembre 2010

Ricomincia la scuola

Nel caos più generale, senza professori, senza sedie, senza più controllo, riprende la scuola.
Dirigenti più realisti del re cercano di esaudire i desideri superiori (in assenza di leggi) e si portano avanti sul lavoro puntando diretti alla distruzione della classe docente. Inutile dire che chi andrebbe davvero buttato fuori a calci si è già messo al riparo. La corte si è così riempita di signorine Silvani, cagnolini da lunotto e sindacalisti con famiglia.

La nave - come tutto il resto - affonda. La missione è quasi compiuta.

O forse - anche qui - è semplicemente arrivata la fine di un'epoca.

Per non saper ne leggere ne scrivere ecco il mio consiglio del primo giorno di scuola per studenti, figlie e colleghi:


sabato 4 settembre 2010

Rieccomi



Tante cose sono accadute nell'ultimo mese: la più importante è stata il viaggio in Francia. Sono partito con qualche timore, in auto con famiglia al seguito, ma tutto è andato bene. Sono rimasto colpito dalla differenza con il nostro paese. Una nazione verde e ospitale. Con campi e foreste sterminate e pochissimo cemento.


Con bambini di tutti i colori che giocano assieme nei parchi di una Parigi bellissima che, nonostante i turisti, era silenziosa ed ordinata.


Molto meno attraente è stata Disneyland - almeno ai miei occhi - dove per non perdere il rispetto delle figlie mi son fatto sparare qua e là in tutte le montagne russe presenti (senza particolari effetti collaterali e quindi con un imprevisto aumento dell'autostima :-).

Al ritorno gli impegni arretrati mi hanno sommerso, ed infine sono tornato a scuola ....
continua

lunedì 2 agosto 2010

Daniela Stati, l'Abruzzo le è grato


Dell'assessore fantasma si è parlato tante volte anche qui:
Le parole vuote dell'assessore
Sono solo marionette

Ci domandavamo cosa stesse facendo: forse era presa da impegni familiari?

In realtà, con impegno e con l'aiuto di tutta la famiglia, stava ripercorrendo la strada di tanti importanti politici abruzzesi che l'hanno preceduta:

Speculavano sul terremoto, 3 arresti per tangenti, coinvolto assessore del Pdl

Si tratta di Daniela Stati, assessore alla Protezione civile. Per i magistrati "ha compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica", intascando "doni" in cambio di favori legati agli appalti della ricostruzione
Un giro di tangenti per speculare sul terremoto dell’Aquila. Il nuovo scandalo sugli appalti della ricostruzione in Abruzzo parte con tre arresti e un’interdizione dai pubblici uffici per l’assessore regionale Pdl a Protezione Civile e Ambiente Daniela Stati, che si è dimessa dal suo incarico.

Secondo il procuratore dell’Aquila Alfredo Rossini, la richiesta della misura cautelare per la Stati “si è basata sull’accertamento di favori e utilità ricevute per aver compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica ricoperta. Il quadro probatorio che emerge appare incontestabile considerato che vi sono prove evidenti dei doni e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale e alle persone a lei vicine, al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009″.

L’inchiesta su questo nuovo caso di corruzione coinvolge anche il padre dell’assessore, Ezio Stati, che è stato arrestato: per anni tesoriere della Dc abruzzese, Stati era già finito in carcere negli anni Novanta per alcune vicende legate a tangentopoli. Le altre due persone arrestate oggi sono Vincenzo Angeloni, ex deputato di Forza Italia, e Marco Buzzelli, compagno di Daniela Stati, che si trova ai domiciliari. È stato invece deciso l’obbligo di dimora nel Comune di Roma per Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e attuale amministratore delegato di Selex service management, società di Finmeccanica.

“Le indagini continuano a ritmo serrato e ci possono essere altri sviluppi – ha detto il procuratore Rossini -. Ma allo stato degli atti non sono indagati altri soggetti con incarichi rilevanti nell’ambito regionale e della Protezione civile nazionale”.

A seguito del provvedimento della magistratura, Daniela Stati si è dimessa da assessore. E subito ha raccolto la “totale solidarietà” del presidente della Regione Gianni Chiodi, “nella convinzione che l’accertamento dei fatti dimostrerà la sua estraneità a quanto contestato, e auspicano la massima rapidità nella conclusione delle indagini in corso”.

Fonte: il fatto quotidiano

Voglio allora dare anch'io la mia totale solidarieta alla famiglia stati, a gianni chiodi ed in genere a tutti i politici abruzzesi e - perchè no - anche casalesi (cioè "di Casalbordino" dove una parte della maggioranza democristiana - sedicente di centrosinistra - ha sfiduciato l'altra parte).

La popolazione abruzzese deve essere loro oltremodo "grata".

domenica 1 agosto 2010

Vado in ferie

Dopo gli ultimi deliri scolastici è ora di staccare la spina.
Come previsto sta crollando tutto, il che chiude una fase di questo blog: tutto sommato, è stato facile denunciare fino ad oggi. Nelle prossime settimane il problema sarà un altro: non si tratterà più di mettere in guardia, ma di trovare un modo per tirarci fuori dalle macerie.
Una cosa tutta da inventare.
Finchè posso me ne vado in vacanza lontano - fuori dall'Italia - per riprendere energie.

Per questi giorni lascio un disegno (si noti la firma!)



martedì 27 luglio 2010

Scuola: caos su caos

Alla ministra del merito tutto il merito di questa colossale figuraccia che arriva dopo che la classe docente - almeno quella che conosco io - invece di ribellarsi si è piegata a 90° e si è scannata per i pochi ossi rimanenti.


"L’anno scolastico parte con l’handicap da rifare tutti gli organici

Il conto alla rovescia è iniziato: entro ferragosto dovranno essere rifatti gli organici, le ore di insegnamento, il numero delle cattedre e dei docenti necessari
Negli istituti tecnici e nei professionali (vale a dire metà delle scuole superiori) dovranno essere rifatti gli organici, ossia il numero delle ore di insegnamento, quindi il numero delle cattedre e dei docenti necessari. Ne ha già preso atto lo stesso ministero della Gelmini che ha convocato a Roma i direttori scolastici regionali a cui ha detto: “Emaneremo una nuova circolare entro i primi di agosto, entro il 15 dello stesso mese dovrete definire i nuovi organici”.

Un’operazione da fare con l’acqua alla gola, quindi abolite le vacanze negli uffici scolastici periferici. Una situazione paradossale se si pensa che tutto era pronto per avviare le lezione con i tagli voluti da Tremonti. Ed ora tutto è da rifare. Non si sa bene come e quando. Mai un anno scolastico è partito con queste premesse. Siamo arrivati a questo punto in seguito al fatto che il Tar del Lazio ha accolto un ricorso dello Snals, il più grande sindacato autonomo peraltro da sempre ritenuto più vicino alla maggioranza di governo. “Lo Snals-Confsal – si legge in un comunicato del sindacato ricorrente – sottolinea l’effetto dirompente dell’ordinanza n. 3363 emessa dal Tar del Lazio mercoledì scorso, 19 luglio, su ricorso promosso dallo Snals stesso. Sospendendo la riduzione degli orari curricolari, l’ordinanza comporta il ripristino delle ore di insegnamento e il diritto alla restituzione delle cattedre. In altre parole, molti insegnanti potranno non perdere il loro posto!”.

Nelle scuole migliaia di insegnanti di ruolo erano stato dichiarati in esubero e invitati a chiedere il trasferimento. Non servivano più, perché nei tecnici e nei professionali Maria Stella Gelmini aveva deciso di ridurre gli orari settimanali non solo nellle prime classi, ma anche nelle classi intermedie (secono, terze e quarte) facendo in tal modo un grande favore al collega Tremonti risparmiando il costo di migliaia di cattedre. Tutto ciò a dispetto del diritto degli studenti che avevano cominciato un corso che poi si ritrovavano radicalmente modificato. Il Tar del Lazio ha ritenuto la circolare che prevedeva queste modifiche illegittima, anche perché non era stato acquisito il parere obbligatorio del Consiglio nazionale della pubblica istruzione. Come ciò sia potuto accadere sembra francamente incredibile: che nessun responsabile ministeriale non si sia accorto che si emanava questa circolare senza seguire la procedura richiesta.

Una disattenzione che come si vede avrà effetti devastanti sull’avvio dell’anno scolastico prossimo. Opera di dilettanti allo sbaraglio, o vera e propria buccia di banana creata per far scivolare il ministro e costringerla a una figuraccia senza precedenti? Questa seconda ipotesi sembra la più veritiera. Perché non è pensabile che i direttori generali di viale Trastevere possano essere così sprovveduti. Adesso si aspetta il rimedio. Difficile da trovare entro il primo settembre, data di avvio del nuovo anno scolastico. Le operazioni da effettuare sono numerose e complesse. Già si parla di un possibile rinvio delle lezioni al primo di ottobre."

Fonte: il fatto quotidiano





domenica 18 luglio 2010

Agenzia per la Sicurezza nucleare: ghe pensi mi

Rapido rapido:

E' stato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto:

Misure urgenti in materia di energia

che abroga e modifica queste due leggi:

Legge 23 luglio 2009, n. 99 e Legge 15 febbraio 1953, n. 60

In sintesi si parla dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e sparisce questa frase:

"La carica di componente dell'Agenzia è incompatibile con incarichi politici elettivi, nè possono essere nominati componenti coloro che abbiano interessi di qualunque natura in conflitto con le funzioni dell'Agenzia."

Spariscono anche molte altre incompatibilità e da quanto rimane si può dedurre che il prossimo presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare sarà un politico appartenente al governo e dal governo nominato senza competenze e in conflitto di interesse.

Vuoi vedere che - nonostante tutto quel che gli accade - il novello cesare ce lo ritroviamo anche lì?





nel frattempo:

mercoledì 14 luglio 2010

Rieccomi

Per chi si fosse preoccupato: sono ancora vivo.

Sono stati giorni pesanti: 50 candidati, uno dietro l'altro. Di cui la maggior parte adulti.
Storie diverse, tutte interessanti, molte toccanti - di quelle che ti segnano - alcuni esempi di quel che potrebbe essere il nostro paese. Le vicende dell'Aquila si sono mescolate a storie di licenziamenti, di infortuni e malattie, uno sguardo anche sulla Cuba di Castro e su tutto coraggio, forza e determinazione.
Non ne posso parlare perchè sono storie private, ma quando parli con le persone - quelle vere - puoi solo guadagnare.
Rimane il rimpianto del tempo brevissimo dedicato all'uno e via con l'altro.
E poi più due ore di auto sotto il sole al giorno, in un principio d'estate in cui sono arrivato già stremato.

Idee me ne sono passate tante per la testa ma non c'era energia.

Oggi la gran quantità di cose arretrate: tra cui l'ennesima osservazione su un permesso di ricerca di idrocarburi che mi ha impegnato la mattinata.

Questa sera riapro il giornale, dopo giorni in cui l'unica informazione è stata radio24 :-(

E tutto mi sembra incredibile: il crollo è in corso, le mafie hanno conquistato il governo e la pianura padana, l'ONU interviene sulla legge bavaglio, i magistrati vengono comprati al tre per due, gli uomini di governo cadono uno dopo l'altro come nei film di far-west dove l'eroe vede cadere infilzati tutti i suoi uomini (solo che qui si infilzano tra di loro).


Insomma le solite cose che avevo in parte dimenticato, ma che in pochi giorni hanno fatto un salto.

Da qualche parte avevo scritto del crollo e dell'andamento esponenziale mi piace quindi constatare che tutto procede come previsto.

Poichè il crollo dell'opposizione seguirà a ruota (anche se "crollo" - in questo caso - è veramente una parola grossa), ne vedremo delle belle nei prossimi mesi quando saremo abbandonati sulla nave che affonda.

Mi sa che è il caso di prendermi finalmente un po' di vacanza per rimettermi in forze ;-)

giovedì 24 giugno 2010

L'Aquila - Italia: le stesse macerie


Qualche giorno fa sono stato all'Aquila e ho visto quel poco che ti permettono di vedere.

Sulla strada appaiono dapprima ruderi puntellati, il ristorante dove avevo mangiato - crollato -, casette di legno qua e la e poi le CASE. Tanti parallelepipedi vicini - indubbiamente brutti - in un contesto che non è certo quello da baita alpina trasmesso dalle inquadrature televisive. Ma la cosa peggiore è che - pur avendo le stesse dimensioni sono diversi per colore e finiture. Una riproposizione in grande della cementificazione selvaggia che tutto distrugge in una cacofonia urbanistica di colori e forme, specchio della nostra società polverizzata.

Entrando in città i crolli, le transenne, i mucchi di macerie, i ponteggi e le protezioni aumentano.
Gli alti palazzi moderni sono tutti chiusi, in un bozzolo di tubi metallici: mi immagino il terrore di chi ci abitava mentre quei giganti gli si torcevano sopra la testa.

Avvicinandosi al centro le pareti lesionate sono ovunque, le case sono tutte chiuse.

Ma il colpo al cuore si ha entrando nel corso, l'unica via della città libera.

Sembra di visitare i fori romani. Grandi pietre sono appoggiate a terra, tutto appare colpito a morte.
Nulla ha ripreso a vivere e tutto è fermo all'attimo del terremoto. Pizzerie, negozi, case, uffici, banche.
Puntelli, cinghie, travi, sbarre metalliche recintano e sorreggono tutto: ogni apertura, colonna, spigolo, balcone; dai vetri impolverati si vedono i ponteggi anche internamente. Tutti nuovi, l'ottone degli snodi sui tubi innocenti ancora dorato, le travi chiare appena piallate.
Ma dietro le quinte di questi palazzi non c'è nulla. Dai vicoli laterali, bloccati dalle transenne, si intravedono calcinacci, crolli e macerie su cui sono nate le erbacce. Si immagina solo distruzione.

Le grandi colonne con le pietre scomposte fanno ancora pensare al terrore di quegli attimi all'energia che si è scaricata su quelle pietre e su quelle persone. Un cinema diroccato fa pensare a cosa sarebbe potuto succedere se la scossa - tanto attesa dai ricostruttori - avesse anticipato o posticipato di poche ore. Trecento o tremila morti: poca differenza per gli speculatori dell'emergenza.

Le persone camminano per il corso in silenzio, nessuno - nemmeno io - alza la voce: come in un cimitero. Rispetto per il sangue, le lacrime e anche per le pietre che testimoniano una storia di secoli.
La Banca d'Italia sembra essere l'unico edificio restaurato; nell'androne di un altro palazzo c'è un Bancomat apparentemente funzionante.

Due tende in piazza sono l'unico punto di aggregazione rimasto agli aquilani.

Polizia in equipaggiamento antisommossa, militari annoiati ai check point, mezzi dei vigili del fuoco che sembrano girare in tondo. Ti aspetti un esercito di formichine con l'elmetto giallo a ricostruire e invece non c'è nulla, tutte le vie laterali sono chiuse, nessun movimento; tutto fermo - morto.

E su tutto l'odore di polvere che ti entra nei polmoni.

Guardi i palazzi puntellati e pensi alle CASE: parli con le persone che sembrano sempre sul punto di piangere e pensi alle cerimonie televisive.

La sensazione è dolorosa, capisci come la distruzione del nostro paese in questa città sia diventata una distruzione fisica: che ha colpito la vita delle persone, il tessuto sociale e la storia di una città, sostituiti da CASE dormitori e da ponteggi, da spot pubblicitari, parole vuote, promesse non mantenute e esercitazioni per il controllo delle popolazioni.

Dopo giorni il dolore non si placa, anche se me l'aspettavo non ero preparato - non credo lo si possa essere.

Non so se l'Aquila risorgerà dalle sue macerie - ma penso che potrà farlo solo quando l'Italia intera si renderà conto di essere nella stessa condizione - distrutta, derubata e derisa - e proverà la stessa rabbia che provo io.

martedì 22 giugno 2010

I morti viventi

Ecco che - di nuovo - il mio caro troll approfitta della mia assenza per fare un po' di baccano.
Prima di ricominciare a cancellarlo, voglio fare qualche riflessione.

Che cosa può mai spingere una persona a continuare a disturbare dove non è benvenuta?

La risposta più semplice è quella della stupidità: come altrimenti definire l'uso di tempo ed energie con il solo scopo di irritare degli sconosciuti.

Ma non mi basta, ci deve essere dell'altro.

Erich Fromm dice: "L’uomo che non può creare vuole distruggere".

La creatività - che è una forma di libertà - viene oggi bloccata in tutti i modi dalla società dei consumi e dai nostri politici e il non poter fare - sia per le pressioni esterne che per il semplice fatto di non averlo mai potuto imparare porta a disagi mentali. Stare fermi in una gabbia, per dorata che possa sembrare, porta all'ansia, alla depressione, all'insicurezza, alla dipendenza, al conformismo o all'isolamento; all'incapacità di costruire - ma anche solo di tollerare - rapporti umani meno che superficiali ("non virtuali"), all'intolleranza, alla ferocia del pregiudizio; in sintesi alla distruttività e all'autodistruzione.

Homo consumens: solitari, egoisti, egocentrici, consumatori sempre alla ricerca del miglior affare a cura della solitudine che non conosce altra terapia; un personaggio per il quale lo sciame dei clienti dei centri commerciali è l'unica comunità conosciuta e necessaria, un personaggio il cui mondo è popolato da altri personaggi che condividono con lui tutte queste virtù, ma solo ed esclusivamente quelle

Uomini e donne privi di legami sociali. Sono gli abitanti ideali dell'economia di mercato (Zygmunt Bauman, Amore liquido - Laterza pag. 97)

Ecco una spiegazione del perchè una persona che si ritiene così superiore se la prende con me, con me che sto così in basso nella sua scala di valori. Si accanisce come se trovasse nelle mie parole un vantaggio indebito. "Perchè tu scrivi ed io no?" sembra dire. Perchè tu si ed io no? Sembra quasi che gli abbia tolto qualcosa.

Ed effettivamente è così, ho qualcosa che lui non ha, anche se non gli ho tolto nulla.

In questo "beato" mondo di consumi lui dice di avere tutto, eppure questo continuo lamento è la spia - o meglio la confessione - di una vita non vissuta. Di un'invidia di un senso dell'esistenza perduto o forse mai conosciuto, di una latente e remota coscienza del tempo che passa inutilmente.

Vedi tu - tu che non hai neppure un'identità virtuale certa - se riesci a leggermi fino in fondo, cerca almeno di capire che queste frasi non sono per te. Non ho necessità di tue risposte - continuerò anzi a cestinarle (se non avrò di meglio da fare). Io cerco solo di interpretare il mondo che mi circonda di cui tu fai parte.

Tu neppure lo sai ma io ti conosco, perchè ce ne sono tanti come te anche qui da noi - oserei dire che siete la maggioranza tanto che, credimi, se passassi da queste parti ti sentiresti a casa. Non sei quindi un semplice nickname ma hai tanti volti, anche se qualche incarnazione ti si adatta meglio di altre. Sei molto più reale di quando tu stesso creda, anche se - essendo tutti uguali - non siete di grande compagnia.

Devi anche sapere che nel mio mondo reale - i tuoi cloni hanno cominciato ad abbassare la testa. Chissà se succede anche da te.

Siete nervosi, non guardate, non sapete rispondere, reagite con i dispetti (per ora), la situazione è cambiata, l'aria è più ostile, i giudizi vi arrivano sempre più diretti e taglienti. E' sempre più difficile nascondersi dietro al ruolo o all'anonimato della maggioranza. Nel mondo reale dovete cominciare a combattere con le persone vere e non ci siete proprio abituati.

Uno contro uno non avete scampo.

Se passi da queste parti vienimi a trovare che ci facciamo quattro chiacchiere.





mercoledì 16 giugno 2010

Una torrida estate (3)

Questo è l'articolo pubblicato da molti giornali online e non solo:

Blocco totale degli scrutini all'ITIS Mattei di Vasto

Lunedì e martedì, all'Istituto Tecnico Industriale "Mattei" di Vasto è accaduto un fatto che fino a poco tempo fa era inimmaginabile. I docenti si sono uniti e per protesta hanno completamente bloccato gli scrutini.

Poiché per bloccare uno scrutinio basta un solo docente in sciopero, gran parte dei docenti si è tassata per compensare la trattenuta dei pochi che hanno effettivamente scioperato. E' stato così ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo.

Anche se la Scuola è uno dei settori chiamato a pagare la crisi più di tutti, i motivi della protesta non sono solo quelli economici ma è lo stato complessivo - uno stato che sfugge agli stessi genitori - a fare paura.

Negli scrutini che si stanno svolgendo vengono ancora certificate promozioni in totale contrasto con la severità proclamata dal ministro ed alla carota (avvelenata) proposta ai ragazzi e alle loro famiglie si contrappone il bastone contro chi nella Scuola lavora.

Nel silenzio più totale la Scuola, prima ancora della Giustizia e dell'informazione è stata resa inoffensiva. Non importa se così si è cancellato il futuro di un paese e la vita di alcune generazioni di suoi cittadini. Vista da dentro la parola "istruzione" suona ormai vuota e la "cultura" - in ogni sua forma, compresa la tanto sbandierata cultura tecnica - è solo un lontano ricordo. Un ricordo dei più anziani perché, quasi sempre, chi oggi arriva alla "maturità" non ha mai avuto la fortuna di incontrarla in tutta la sua vita.

La macchina è a pieno regime: licenziamenti, tagli di ore, di compresenze, di specializzazioni, di materie e di programmi, tagli dei finanziamenti già ridotti all'osso, taglio degli stipendi, tagli al sostegno e all'educazione degli adulti, tagli al tempo pieno e - indirettamente - ai servizi resi dai Comuni come trasporti, mense ed edilizia scolastica, stupide vessazioni portate avanti da dirigenti obbedienti ed ossequiosi. Circa 150 mila docenti in meno in tre anni, altri 15 mila tagli di personale Ata inseriti nella manovra, il congelamento degli scatti di anzianità, il regalo di circa 30 mila euro da parte di ciascun professore al governo.

La classe docente è stata a lungo inerte e spesso spaventata e connivente, in pochissimi si sono lamentati apertamente di quel che stava accadendo, ma anche nei consigli di classe abituati a vivere alla giornata comincia a farsi avanti la paura, la paura per il futuro.

Ieri e oggi, dunque, i docenti dell'ITIS Mattei, umiliati, spaventati e impoveriti si sono uniti e hanno finalmente dato un segno importante assieme a moltissimi altri che in Italia hanno fatto lo stesso.

Ing. Lorenzo Luciano - Professore e genitore

continua ..................

martedì 15 giugno 2010

Una torrida estate (2)

La fine dell'anno scolastico è sempre più calda.

In una scuola il cui stato sfugge agli stessi genitori si stanno svolgendo gli scrutini.
Vengono certificate promozioni in totale contrasto con la severità proclamata dal ministro Gelmini. Ed alla carota (avvelenata) proposta ai ragazzi e alle loro famiglie si contrappone il bastone su chi nella Scuola lavora.

Nel silenzio più totale la Scuola, prima ancora della Giustizia e dell'informazione è stata resa inoffensiva. Non importa se così si è cancellato irreversibilmente il futuro di un paese e la vita dei suoi futuri cittadini: l'istruzione è un pericolo e come tale va eliminata.

La macchina è a pieno regime: licenziamenti, tagli di ore, di insegnanti di materie e di programmi, fine dei finanziamenti, taglio degli stipendi, stupide vessazioni portate avanti da dirigenti obbedienti ed ossequiosi.

La classe docente è stata a lungo inerte e spesso connivente, in pochissimi si sono lamentati apertamente di quel che stava accadendo, ma nei consigli di classe abituati a vivere alla giornata comincia a farsi avanti la paura, la paura per il futuro.

Ieri e oggi all'Istituto Tecnico Industriale "Mattei" di Vasto è accaduto un fatto che fino a poco tempo fa era inimmaginabile. Dopo tante umiliazioni, quando sembrava che non avessero più alcuna dignità, i docenti si sono uniti per una protesta e abbiamo completamente bloccato gli scrutini.

Poichè per bloccare uno scrutinio basta un solo docente in sciopero, gran parte di noi si è tassata per compensare la trattenuta dei pochi che hanno effettivamente scioperato.
Abbiamo così ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo, senza regalare nulla a Tremonti, Brunetta e Gelmini.



martedì 8 giugno 2010

Le balle che preludono al caos


di Massimo Fini sul Fatto quotidiano del 1 giugno 2010

Nell'ultima pagina del mio libro Il denaro. Sterco del demonio, del 1998, dopo aver raccontato la trionfale cavalcata del denaro dall'epoca della sua prima apparizione (…) ai giorni nostri e della sua progressiva trasmutazione, quasi alchemica, da mero intermediario dello scambio, per evitare le triangolazioni del baratto, e misura del valore a merce vera e propria sia pur assai volatile, così concludevo: “Il giorno del Big Bang non è lontano. Il denaro, nella sua estrema essenza, è ‘futuro’, rappresentazione del futuro, scommessa sul futuro,rilancio inesausto sul futuro, simulazione del futuro a uso del presente.
Se il futuro non è eterno ma ha una sua finitudine noi, alla velocità cui stiamo andando, proprio grazie al denaro, lo stiamo vertiginosamente accorciando. Stiamo correndo a rotta di collo verso la nostra morte, come specie.
Se il futuro è infinito e illimitato lo abbiamo ipotecato fino a regioni temporali così sideralmente lontane da renderlo di fatto inesistente. L'impressione infatti è che, per quanto veloci si vada,anzi proprio in ragione di ciò, questo futuro orgiastico arretri costantemente davanti a noi. O, forse, in un moto circolare, nietzschiano, eisteiniano, proprio del denaro, ci sta arrivando alle spalle gravido dell'immenso debito di cui l'abbiamo caricato.
Se infine, come noi pensiamo, il futuro è un tempo inesistente, un parto della nostra mente,come lo è il denaro, allora abbiamo puntato la nostra esistenza su qualcosa che non c'è, sul niente, sul Nulla.
In qualunque caso questo futuro, reale o immaginario che sia, dilatato a dimensioni mostruose e oniriche dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci ricadrà addosso come drammatico presente.
Quel giorno il denaro non ci sarà più. Perché non avremo più futuro, nemmeno da immaginare. Ce lo saremo divorato”.
È quanto sta accadendo, anche se non nei termini così radicali che io indicavo. Per un collasso definitivo ci vorrà ancora un po' di tempo. Non molto. Il prossimo colpo sarà quello del ko.
Lo ammette il ministro dell'Economia Giulio Tremonti in un'intervista (…) . Tremonti ammette cioè che (...) la crisi è stata temporaneamente tamponata immettendo nel sistema altro denaro inesistente, drogato, tossico non meno dei titoli "tossici", nella speranza che il cavallo dopato faccia ancora qualche passo in avanti. Ma la cosa non può durare ancora a lungo, perché, prima o poi, arriva il momento fatale dell'overdose mortale.
“Ma come può intervenire la politica?”chiede a questo punto l'intervistatore (…) “È già molto capire e l'impressione è che, sopra i popoli, superato lo choc iniziale, anche segmenti sempre più ampi delle classi dirigenti comincino a capire ”. Ma noi non abbiamo bisogno di classi dirigenti che capiscono le cose quando sono già avvenute, che ci dicano il risultato della partita quando è finita. Ciò che io, che non sono un economista, avevo capito o intuito nel 1998, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva il dovere di capirlo almeno nel 2007 quando ci fu il tracollo dei subprime americani. Le sue prediche di oggi, elargite con gran prosopopea, sono inutili oltre che sommamente irritanti (...). E ciò vale, ovviamente, non solo per Tremonti ma per tutte le classi dirigenti occidentali, politici, economisti, imprenditori, intellettuali che o non hanno capito, e allora sono dei coglioni indegni di dirigere una Asl, o sono dei mascalzoni che hanno fatto finta di non capire e ci hanno ingannato come continuano ad ingannarci. Perché anche la distinzione fra capitalismo finanziario e capitalismo industriale (l'“economia reale”) è un inganno. Anche il capitalismo industriale si basa sulla stessa logica di quello finanziario: una inesausta scommessa su un futuro, additatoci continuamente, per tenerci al basto, come Terra Promessa, che arretra costantemente davanti ai nostri occhi con la stessa inesorabilità dell'orizzonte davanti a chi abbia la pretesa di raggiungerlo. Se mai il capitalismo finanziario, con la sua brutalità, ha il pregio di smascherare questo giochetto infame che dura da due secoli e mezzo e che deve finire.
E finirà.
In un bagno di sangue, quando, crollato questo modello di sviluppo paranoico, la gente delle città,accorgendosi che non può mangiare il cemento e bere il petrolio, si dirigerà verso le campagne dove verrà respinta a colpi di forcone da chi, avendo compreso le cose per tempo, sarà tornato, come ai vecchi tempi, all'economia di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) in cui il valore di una mucca, a differenza di quello del denaro o del petrolio, resta sempre tale, perché una mucca bruca, trasforma l'erba in latte, caga come dio comanda e concima, in un ciclo biologico perfetto, e, al limite, se ne può sempre fare bistecche.


In quanto a Tremonti e a tutti i Tremonti della Terra per loro è pronto, se saranno ancora vivi, l'albero cui saranno pregati di appendersi.

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